La storia che vogliamo scrivere
Eccellenti materie
Grande territorio
Ottimi produttori
Cosa vogliamo fare
Che cos’è EgoGusto?
Un hub di valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti tipici. Si trova a Gattinara all’interno dell’enoteca regionale. Quindi il vino sarà il protagonista (si formeranno sommelier ed assaggiatori anche di grappa e di olio o di caffè) e dei suoi produttori. Ma vorrà anche essere un luogo di valorizzazione della cultura legata al territorio (con convegni, eventi, incontri). Ovviamente si cucinerà e si imparerà a cucinare. Eccellenza di pasticceria e arte bianca. E si rifletterà, anche sulla cucina. Sul valore dei prodotti locali, sulle filiere corte. Ed un filone di formazione sarà riservato al mangiare sano ed agli effetti di benessere che produce sul corpo. Con un connubio con la medicina.
Aperto a tutti, soprattutto alle idee.
Dove inizia la storia
Tutto parte dal vino, o per meglio dire dalla terra. Per noi in realtà il concetto è il “terroir”, cioè il clima (microclima per la verità), le caratteristiche (minerali) del terreno, le mani delle persone che lo coltivano, in altre parole le cose che trasformano un vino in un prodotto “unico”. Come lo è il Gattinara. Ripartendo dai valori contadini (in fondo i prodotti a km 0 o la filiera corta non sono altro che questo), dalle tradizioni culturali (non sfugga il concetto che la tradizione culinaria contadina è essa stessa cultura e valorizzazione) e dalla rete territoriale.
Connect the dots, unire i puntini della rete sarà uno dei progetti, ma lo sarà anche la ricerca e la riscoperta di un paniere dei prodotti territoriali.
Il punto fermo è Villa Paolotti, centro del centro del progetto.
abbiamo una missione?
Vorremo creare uno spazio in cui il dialogo culturale sia lo stimolo per produttori, stakeholder, cittadini per sperimentare e promuovere le specificità territoriali
il filo rosso di EgoGusto
Ci interessa la storia che sta dietro al prodotto, raccontare la fatica e le tradizioni
le mani e l’uva
La storia parte dalla terra e dalla voglia di sporcarsi le mani anche nell’era della vigna 2.0
Il cibo è concettualizzazione?
Nei percorsi formativi ri-esploreremo la tattilità del cibo, o per meglio dire proveremo a risvegliare la memoria “percettiva”. Vorremmo allenare al Gusto, per farne una professione ma anche per valorizzare le differenze qualitative. E, per utilizzare un termine caro alla cucina di oggi, circolarmente ritornare al concetto di prodotto, produttori, cultura del sano. Rifuggiremo quindi il “cool” se non è accompagnato da un progetto. Egoisti (nel senso di consci) del Gusto.
Racconteremo anche altre storie
Di idee innovative, di prodotti di qualità. E cercheremo di far nascere imprenditorialità attraverso il confronto.
Chez moi, House, Haus, Hus, Casa, Ie…
Non importa in quale lingua, l’importante è ritrovarsi. A casa, e nei gusti di casa. Ripercorrere indietro i sapori, allenando la memoria. Per Sergio Acampora “Gli organi di senso sono dei semplici vettori in grado di trasmettere gli stimoli al cervello: la vera degustazione ha luogo proprio nel cervello. Dunque, occorre non solo proteggere gli organi di senso, ma anche educarli a migliorare e affinare le percezioni, specialmente in cucina ed a tavola”. E tra i sensi sicuramente troverà il suo spazio anche il design, o semplicemente la presentazione. L’idea è di esplorare il cibo e l’alimentazione sotto tutti gli aspetti, con il contributo di cuochi, chimici e scienziati, scrittori occupandoci di nutrizione, salute e sicurezza, alla ricerca di una chiave per declinare l’emozione legata al mangiare.
Facciamo un esempio, forse persino politicamente scorretto (almeno in questa sede immaginando di legare le patatine fritte al junk food).
Le patatine fritte in commercio nascono non solo per stuzzicare il palato, ma per farlo nel modo più persistente possibile. Per questo hanno una forma che si adatta perfettamente alla bocca, lasciando il sapore più a lungo.